26/09/08

Piselli al wasabi

piselli al wasabi

Diciamo che è un esperimento. E pure abbastanza riuscito, magari anche perché è un secolo che non mangio quelli originali! Me li avevano portati da Berlino, ma a Genova non sono mai riuscita a trovarli.
Ma oggi mi è venuta questa voglia, per dare un po' di sprint ad un venerdì pomeriggio non particolarmente emozionante.
Non ho trovato in rete nessuna ricetta (solo un indovinello e un tot di fan in rete) così ho provato a seguire il procedimento dell'ormai famoso cecio snack della cuoca petulante.
Due note: tenete d'occhio il forno e usate una temperatura piuttosto bassa. Abbondate pure col wasabi, perché mi pare parte del piccante si disperda con la cottura.
Ah, un ultimo accorgimento: la prima volta che aprite il forno per girare i piselli, tenetevi a distanza di sicurezza!
Però se amate il wasabi provate perché sono buoni :-)

Ingredienti:
1 tazza di piselli
2 cucchiai di wasabi in polvere
sale
pochissima acqua

Sbollentate per pochi minuti i piselli (i miei erano surgelati). Fateli raffreddare e asciugateli bene. Mescolate il wasabi con poca acqua fino ad avere una pasta (più morbida rispetto a quella che serve per il sushi, ma non liquida). Mescolate i piselli con la pasta di wasabi e con il sale.
Scaldate il forno a 180°, poi abbassatelo a 140. Mettete i piselli su una teglia da forno senza sovrapporli e distanziandoli un po'. Cuoceteli girandoli un paio di volte, fino a che non sono croccanti. Ci vorrà quasi un'oretta, ma dipende dal forno.

18/09/08

AAA... Casa a Milano cercasi

Ovviamente sto scherzando, ma neanche tanto. Se le cose continuano così, dovrò pure prendere in considerazione l'idea di un trasferimento, seppur temporaneo. Eppure non riesco a credere che nel 2008, nonostante banda larga, skype, webcam, facebook, mailing list, blog, forum chat e qualunque altra diavoleria digitale si possa solo immaginare, in Italia ancora non si riesca a concepire una cosa semplice come il telelavoro.
Sarà che io ho telelavorato per oltre cinque anni, e lo trovo vantaggioso non solo per i lavoratori, ma anche per le aziende. Diciamo pure, soprattutto per le aziende: possono tenere sotto controllo la tua produttività assegnandoti scadenze strettissime, risparmiare un sacco di contributi (visto che telelavoro diventa spesso contrattualmente lavoro a progetto o collaborazioni occasionali) e licenziarti quando vogliono. Cosa volere di più?
Invece no, sembra che in Italia le aziende siano rimaste al Paleolitico. In un mese di ricerca ho trovato offerte utili (e potenzialmente interessanti) solo a Milano, e la domanda è sempre la stessa: "Ma signorina, lei ha intenzione di trasferirsi?"
"Veramente al momento, no" - rispondo io e vorrei tanto aggiungere - ma non lo faccio - "perché voglio svegliarmi la mattina vedendo il mare, con a fianco il mio compagno e la mia adorata gatta, anziché pagare mille euro al mese per svegliarmi nella nebbia e nell'isterico traffico della vostra città".
Non mi arrendo, per ora. Ma sono giorni non facili. Nel frattempo, gioco a fare la giornalista per una rivista di economia: lavoro figo, non c'è dubbio, ma è altrettanto indubbio che lo faccio soprattutto per la gloria. Visto quanto vengono pagati i cosiddetti freelance (che sembra già un lusso essere pagati per scrivere!), se vivessi da sola probabilmente sarei già a lavorare in un call center :-/
E in tutto questo la cucina che c'entra? Un bel niente, ma spero spieghi il mio scazzo - tanto per usare un eufemismo - e la mia conseguente assenza dal mio e da tutti i foodblog.

Che poi a Milano ho qualche vecchio amico e un tot di belle persone che vorrei conoscere (o rivedere!) da tempo.

lulù

Ma poi chi glielo spiega a Lulù?